Quando si parla di “cultura dell’abitare” sempre di più ci si riferisce alla scelta di quei materiali compatibili con i principi della “cultura green”.
I nuovi progetti architettonici valorizzano gli spazi aperti, luminosi, in grado di realizzare un comfort dedicato, mai standard, attraverso la ricerca dei materiali, ossia di quegli elementi materici capaci di assicurare la qualità dell’edificio e il vivere bene in quegli ambienti.
Ciò che appare come “essenziale” è in realtà frutto di una ricerca su misura, che definisce il comfort come valore fondamentale per vivere la casa. Costruire una casa o un altro edificio che sappia garantire il giusto equilibrio tra spazi esterni ed interni e possa definirsi confortevole, è sempre un punto di arrivo di uno studio e di una ricerca approfondita, mai facile o scontata.
La scelta di utilizzare materiali naturali è anche dettata da un orientamento al green building che considera, ancora più dell’edificio, la rilevanza che ha l’ambiente all’interno del quale è collocato l’edificio. Ed è l’ambiente a dover essere difeso dal carbonio emesso quando i prodotti per l’edilizia vengono estratti, prodotti e trasportati e che rappresenta circa il 10% delle emissioni globali. Se pensiamo che entro il 2030 l’ambiente costruito è destinato a raddoppiare, è chiaro che gli edifici rappresentano una delle minacce più grandi per il clima. Ed è altrettanto chiaro che è necessario investire in una nuova sostenibilità architettonica.
Dunque materiali naturali e nuovi modelli costruttivi sostenibili che prevedano l’utilizzo di isolanti di tipo naturale di origine vegetale, in grado di abbinare ottime prestazioni tecniche ad una completa sostenibilità. La paglia, la canapa e il sughero sono prodotti rinnovabili e riciclabili con elevate proprietà isolanti e, in abbinamento con la massa termica della terra cruda, rappresentano una soluzione ideale per l’involucro edilizio. Le fibre naturali sono molto più abbondanti in natura del legno e sono in grado di sequestrare quantitativi di CO2 che altrimenti si disperderebbero in atmosfera.
Nel suo saggio '“The New Carbon Architecture: Building to Cool the Planet', Bruce King parla di New Carbon Architecture, una metodologia costruttiva “fuori dal cielo” che consente di recuperare alcuni elementi naturali, come il carbonio presente nella CO2 o la luce del sole e l’acqua, per attivare alcuni processi, come quelli della fotosintesi, che possono essere alla base della produzione di nuovi materiali da costruzione. In questo caso, questi materiali potrebbero essere veramente a zero emissioni di carbonio o a carbonio negativo e in più contribuirebbero a ridurre i quantitativi di carbonio presenti nell’atmosfera. In vista dell’obiettivo di realizzare solo edifici carbon neutral al 2050, non è sufficiente investire in edifici che puntino esclusivamente al massimo dell’efficienza energetica. Andrebbero ripensati i meccanismi di analisi del carbonio e i processi di progettazione, valutando le emissioni nell’intero ciclo di vita di un edificio.
Ma è soprattutto sulla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente che oggi è importante intervenire perché riqualificare un immobile significa in primo luogo migliorarne le prestazioni, anche in un’ottica di riduzione delle emissioni che vengono continuamente rilasciate da qualsiasi edificio, e perché gli interventi di una nuova costruzione prevedono necessariamente un quantitativo di energia, risorse ed emissioni nocive nettamente superiore rispetto a dei lavori di recupero.