La casa è lo specchio del mondo in cui viviamo. Basterebbe esserne consapevoli per viverla in modo terapeutico.
Secondo l’ANFA (l’Academy of Neuroscience for Architecture, ovvero l’Accademia di Neuroscienze per l’architettura) l’uomo è l’essere vivente che in assoluto modifica l’ambiente per i propri scopi, per renderlo più confortevole, migliore da vivere. Le ricerche che il mondo delle neuroscienze sta conducendo dimostrano che «come» si abita (e si lavora) influenza il cervello, grazie a metodi di indagine che fotografano le aree cerebrali in un certo momento e nel corso di una determinata azione.
Un grande impulso a queste ricerche è venuto da John Zeisel, sociologo e neuroscienziato, esperto di Alzheimer e attuale direttore dell'Accademia delle neuroscienze per l'architettura (ANFA), il quale ha dimostrato che quando una persona vive in ambienti con i soffitti alti si attivano le aree corticali associate al pensiero astratto (in cui rientrano anche la spiritualità e la creatività); lo stesso non accade quando si trova in stanze con il soffitto che incombe.
Non a caso le cattedrali del passato avevano grandi spazi e grande verticalità: come ricorda Botton «i loro costruttori miravano proprio a rendere le tentazioni metafisiche non soltanto plausibili, ma irresistibili perfino ai cuori più sobri». Nel mondo di oggi, oltre a certi grandi musei, ne sono un esempio alla portata di tutti, secondo la professoressa Meyers-Levy, i grandi centri commerciali, dove il soffitto alto dà un senso di libertà dalle angustie del quotidiano e incoraggia a comprare.
Sembra intuitivo inoltre che la luce svolga un ruolo chiave nel nostro benessere, sia fisico che psichico: non a caso esiste una forma di depressione, il disturbo affettivo stagionale, che affligge soprattutto i popoli del Nord Europa, legato all'inverno e alla carenza di luce (si cura con particolari lampade luminose).
Non solo: Esther Sternberg del National Institute of Mental Health insieme a Matthew Wilson del Massachusetts Institute of Technology (Mit) hanno dimostrato che la capacità della corteccia cerebrale di «inscatolare» ricordi viene stimolata dagli oggetti presenti in una stanza (quadri compresi), dai loro colori, perfino dai materiali in cui sono costruiti.
“Le neuroscienze in questo momento hanno un grande potere — aggiunge Pietro Pietrini, neuroscienziato dell'università di Pisa —; sembra che siano in grado di scrivere in una luce nuova la nostra esistenza.”
Tratto da un articolo di Franca Porciani su Corriere della sera.